Tra i meandri della spirale umana


Prima fascia della spirale umana: i primi 6 livelli di esistenza individuati da Graves

Sintesi della prima serie dei livelli di esistenza

Per Cartesio l’intelligenza era sicuramente il bene più diffuso nel nostro pianeta: egli affermava, infatti, di non essersi mai imbattuto in un individuo che ammettesse di non possederne affatto. Oggi la stessa cosa accade per il cosiddetto “buon senso”: tutti noi pensiamo di possederne in grande quantità, e riteniamo invece che ne sia privo chi manifesta un modo di pensare diverso dal nostro… Buon senso e formazione. Chi lavora nel campo della formazione o della comunicazione sa perfettamente che  spesso il buon senso non è sufficiente per compiere un buon lavoro. Perché il buon senso è soggettivo: esso varia in base alle capacità della persona che lo esercita! Ma anche la persona più preparata al mondo potrebbe commettere degli errori, se fonda la propria progettazione solo su di esso. Ecco perché molte persone, consapevoli di non essere infallibili, cercano di individuare delle precise strategie che aiutino il formatore ad essere più oggettivo, più distaccato e – perché no? – più preparato: se, per esempio, una persona si trova nella necessità di portare un individuo di pari livello ad uno standard superiore, come potrà riuscire in questo compito se basa la propria progettazione solo sulla propria esperienza personale? Finirà col tenere quella persona ancorata a quel livello, senza mai andare oltre. Il fare riferimento ad un modello oggettivo esterno, permette, invece, di ottenere una “mappa” dei livelli di evoluzione: assumendo una prospettiva esterna, non coinvolta (una posizione “meta”, come si usa dire in PNL), è possibile predisporre un percorso di crescita più tarato sulla specificità di chi si sta evolvendo e richiede il nostro aiuto. La teoria elaborata dal dottor Graves, ora più nota come dinamiche a spirale, può rappresentare effettivamente una utile mappa per orientarsi nel labirinto dell’evoluzione, altrimenti condizionato dal solo buon senso. In Italia, le dinamiche a spirale sono state introdotte – almeno per quanto mi riguarda – dal trainer di PNL Claudio Belotti.

La copertina del libro

La copertina del libro

Claudio Belotti e le dinamiche a spirale. Ho avuto la fortuna di imbattermi nelle dinamiche a spirale frequentando i corsi, gli audiocorsi e i libri di Claudio Belotti, esperto di programmazione neuro-linguistica e di altre discipline molto interessanti. In particolare ho apprezzato molto l’ebook che egli ha scritto – per il grande pubblico – in collaborazione con C. Cowan e  N. Todorovic (mentre il testo originale “Spiral dynamics”, realizzato dagli allievi di Graves, Beck e Cowan, è in inglese). Il libro è ben congegnato, di facile lettura, con schede di sintesi per ciascun livello e dei brani, in stile narrativo, che permettono di immaginare le condizioni di vita di un individuo che ha attivato quel preciso livello. Per approfondire l’argomento, in questo blog saranno pubblicati altri post: in ogni caso, consiglio fortemente la lettura del testo per avere un quadro complessivo della teoria e del suo funzionamento in generale, poiché in questa sede si prediligerà un approccio legato all’utilizzo della stessa nel mondo della scuola (superiore di I e II grado).

L’idea di base: la spirale. L’evoluzione umana può essere rappresentata per mezzo dell’immagine della spirale, poiché questa, man mano che si sale lungo la sua altezza, aumenta di dimensioni. E così è, fuor di metafora, anche per le condizioni ambientali nelle quali gli esseri umani vivono, come anche per le capacità mentali degli stessi. Più il mondo esterno si evolve e cresce, più aumentano le sfide che si devono affrontare; allo stesso modo, lo sviluppo umano si può evolvere aumentando la propria capacità di risposta, senza tuttavia scartare le soluzioni dei livelli precedenti. Questi ultimi restano integrati e formano i livelli più bassi della spirale umana, sui quali i livelli più recenti sono fondati: in questo modo, le persone si possono spostare da un piano all’altro per adattarsi di volta in volta alla situazione della realtà. Nell’evoluzione analizzata da Graves, i diversi livelli possono essere raggruppati in serie di 6 elementi (finora ne sono state riconosciute due: la first tier e la second tier, ovvero la prima serie e la seconda serie). I primi sei sono quelli più diffusi oggigiorno, mentre gli ultimi due sono stati “scoperti” da poco, e di essi si possiedono pochi dati per ottenere una visione completa della second tier. In estrema, estremissima sintesi, comunque, possiamo definire ciascun livello della spirale nel seguente modo – consigliando, nuovamente, a chi volesse approfondire, la letture del testo sopra citato:

Spirale umana

Spirale umana

– il primo livello corrisponde alla mera sopravvivenza biologica: in età adulta questo livello conduce istintivamente anche alla riproduzione. Non è particolarmente interessante per il mondo della formazione, poiché è molto raro incontrare individui che vivono totalmente a partire da questo livello;

– il secondo livello è definito animistico-magico, anche se io preferisco ricordarlo come il livello tribale (tipico delle società organizzate in clan). In questo livello la figura chiave è l’anziano depositario del sapere, cui l’individuo si affida quale punto di riferimento per le norme di vita sociale;

– il terzo livello è il livello rosso, impulsivo-egocentrico: le persone che sviluppano questo livello tendono a vivere basandosi esclusivamente sui propri bisogni legati al momento, all’hic et nunc. Nessuna capacità predittiva, nessuna pausa per riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni;

– il quarto livello è il blu, tipico del pensiero integralista, che suddivide la realtà in una visione dicotomica: bianco/nero, giusto/sbagliato, pro/contro… inizia la capacità di pre-vedere il futuro, ma in modo univoco e molto limitato;

– il quinto livello è associato al colore arancione: le persone che agiscono a partire da questo livello sono strategiche, si pongono obiettivi e agiscono per raggiungerli, senza ricadere in ottiche dualistiche: la realtà è potenzialmente infinita, ciò che conta è individuare le possibilità migliori in relazione a ciò che si intende realizzare;

– il sesto livello è  il cosiddetto livello verde:  l’intraprendenza e il pensiero strategico tipici del livello precedente vengono messi in secondo piano, per lasciare posto al coinvolgimento di tutti gli individui coinvolti nella relazione in un qualsiasi contesto: di lavoro, sportivo, ludico… La volontà di realizzare i propri obiettivi è secondaria al benessere e alla condivisione tra tutti i membri coinvolti in un determinato compito.

E qui termina la prima serie. Della seconda conosciamo parzialmente:

– il settimo livello (giallo), che supera il verde recuperando l’equilibrio tra la dimensione personale (tipica dei livelli 1, 3 e 5) e la dimensione collettiva (propria dei livelli 2, 4 e 6);

– l’ottavo livello (turchese): chi agisce a partire da questo livello coglie la fragilità del sistema nel quale tutte le creature vivono e si comporta in modo tale da preservare la funzionalità di questo sistema.

Altri livelli saranno scoperti col procedere dell’evoluzione.

Come avviene l’evoluzione. L’evoluzione avviene essenzialmente per due motivi: perché cambiano le condizioni ambientali, oppure cambiano le capacità dell’individuo. Poniamo ora che l’apprendimento si configuri alla pari di un viaggio. Sono necessari un punto di partenza, un punto di arrivo, e delle tappe intermedie: lo stesso vale per un qualsiasi procedimento evolutivo. Il punto di partenza è il livello a partire dal quale una persona agisce nella maggior parte degli ambiti di vita; il punto di arrivo è il livello successivo; il tragitto, infine, è costituito da una serie di attività che il mondo della formazione può progettare tenendo presente le due modalità di evoluzione sopra citate. Un docente, un formatore, un insegnante, dopo aver identificato i livelli di partenza dei propri studenti, potrà chiedere loro di realizzare un compito rispettando le modalità dei livelli superiori; oppure potrà fornire delle indicazioni metodologiche tipiche dei livelli più elevati. Ovviamente, senza aspettarsi dei risultati immediati: c’è bisogno di tempo ed esperienza, anche se – per tornare alla metafora del viaggio – tutti possiamo concordare sul fatto che qualsiasi percorso effettuato conoscendo il territorio (anche per mezzo di una semplice mappa) è più efficace rispetto ad un qualsiasi altro spostamento alla cieca. La ricalibratura immediata permette di giungere a destinazione in modo certamente più rapido.

Buoni o cattivi: serve un’ulteriore evoluzione. Scorrendo con lo sguardo l’elenco dei livelli, due paragrafi sopra, alcuni lettori possono essere stati tentati di suddividere i diversi livelli in “mi piace” e “non mi piace”, oppure “positivo” o “negativo”… Eppure, percorrere i meandri della spirale umana richiede il superamento di uno stile di pensiero basato sulle dicotomie, sul “completamente corretto” opposto al “del tutto scorretto”: ciascuno livello non è di per sé buono o cattivo! Ciascun livello può essere adeguato a certi contesti o a certe situazioni, e non adeguato ad altri contesti o altre situazioni. Ciò che conta, a questo punto, consiste nell’identificare, situazione dopo situazione, quale sia il livello più adatto al raggiungimento dei propri obiettivi; anche se, a mio parere, vi è sicuramente una considerazione preliminare da cogliere: che senso ha riconoscere il livello giusto, se quel livello non è ancora stato raggiunto da chi lo deve utilizzare?

Riconoscere il problema e individuare una soluzione. L’attivazione di livelli superiori rappresenta il punto chiave per lo sviluppo di una didattica della spirale, in qualsiasi campo della formazione umana. Questo il problema: la soluzione, ora, prevede uno studio approfondito delle caratteristiche proprie dei diversi livelli, al fine di proporre a chi intende migliorare le proprie possibilità di approccio al mondo reale almeno due prospettive di sviluppo:

1. un’evoluzione delle dinamiche relative alla realtà esterna, all’ambiente, al modo di porsi o di operare: in questo caso il formatore propone delle attività che richiedano allo studente di sperimentare modalità d’azione proprie dei livelli più elevati;

2. un’evoluzione delle strategie di pensiero dell’individuo: in questo caso il formatore istruisce la persona che vuole evolvere le proprie capacità interiori fornendo delle precise tecniche o direttive tali da implementare le sue possibilità mentali.

La spirale umana nasconde al proprio interno degli schemi ricorrenti, che prevedono un percorso di crescita ben definito, come, per esempio, i seguenti:
1 – l’evoluzione, innanzitutto, avviene all’interno di due limiti ben precisi (l’io e la comunità);
2 – ogni livello ha una fase iniziale, un punto di sviluppo massimo, una fase finale e, al termine di quest’ultima, il passaggio al livello di esistenza successivo;
3 – ogni livello di esistenza ha delle peculiarità che permettono di impostare una serie di meccanismi di relazione tali da influenzare tutto il modus operandi di una persona (almeno all’interno di un dato contesto).

In particolare il punto 3, appena citato, può essere spiegato (sempre in estrema sintesi) nel  modo sotto descritto (almeno per i primi 6 livelli). Poniamo di stabilire il parametro generale a partire dal quale un individuo:

a. chi agisce a partire dal primo livello effettua le proprie scelte partendo dalla necessità di soddisfare i  bisogni legati alla propria sopravvivenza;
b. chi agisce a partire dal secondo livello effettua le proprie scelte basandosi sui valori trasmessi dagli anziani, dai custodi del sapere dei propri antenati;
c. chi agisce a partire dal terzo livello effettua le proprie scelte partendo dalle  emozioni che prova in quel preciso momento, senza valutare altri elementi, tantomeno le conseguenze future;
d. chi agisce a partire dal quarto livello effettua le proprie scelte basandosi sulla verità contenuta in un testo “sacro” di riferimento;
e. chi agisce a partire dal quinto livello effettua le proprie scelte al solo scopo di realizzare i propri obiettivi, di raggiungere i propri traguardi;
f. chi agisce a partire dal sesto livello effettua le proprie scelte al fine di coinvolgere in modo equilibrato tutti coloro i quali partecipano alla realizzazione del compito prescelto.

E così via.
La soluzione, pertanto, per giungere ad uno sviluppo evolutivo concreto per la nostra società e per le società future, consiste nel progettare delle attività-chiave tali da spingere gli individui a sperimentare le dinamiche comportamentali e di pensiero proprie dei livelli superiori. Possibilmente offrendo loro la possibilità di effettuare un’analisi critica delle proprie esperienze, così da comprendere se e quando l’attivazione di un dato livello è utile oppure no.

L’errore più comune: la confusione. Quanto sopra descritto ha significato soltanto a patto che i formatori non cadano nella trappola più comune: confondere le persone con i livelli! Per attuare una didattica efficace, ogni formatore deve comprendere chiaramente che ogni persona ha tutti i livelli dentro di sé (almeno quelli che ha attivato): ciò che conta, pertanto, non è stabilire a quale livello va collocato un determinato individuo; è comprendere quali livelli sono attivi e in quale misura; e, se possibile, individuare la strategia più idonea a raggiungere gli step successivi. Perché, naturalmente, non conta solo a quale livello una persona è giunta: conta soprattutto che un essere umano riesca a sviluppare la capacità di muoversi agevolmente lungo i livelli della spirale umana, per adattare il proprio stile di esistenza all’ambiente, al momento storico o contingente, al proprio interlocutore, ai propri problemi, ai propri scopi. E a quant’altro egli ritenga utile a vivere felicemente: quale altro scopo più elevato, in fondo?

Le dinamiche a spirale a scuola.  Anche a scuola gli insegnanti possono utilizzare a proprio vantaggio, e – naturalmente! – a vantaggio dei propri studenti, la conoscenza derivata dallo studio della spirale umana. Purché essa venga confrontata con gli obiettivi di apprendimento e, soprattutto, con le finalità educative (sia a livello personale, sia a livello comunitario). Le modalità di attuazione delle lezioni, in base a quanto abbiamo sopra affermato, devono prevedere un’evoluzione che rispecchi lo schema evolutivo proprio della spirale. Finché sarà sempre il docente l’unico punto di riferimento degli studenti, l’evoluzione non andrà mai oltre il livello viola (che è solo il 2°, purtroppo!). La spirale umana conduce ad una sempre maggiore libertà e autonomia, pur sempre nel rispetto degli altri. Un modello di riferimento per il cittadino del prossimo presente, per costruire un futuro (insieme) che permetta agli esseri umani di dirigere i propri passi in direzione di una felicità sempre maggiore. Giorno dopo giorno. Esperienza dopo esperienza. Errore dopo errore. Perché, giunti alla meta, anche gli errori saranno riconosciuti nella loro vera essenza: dei semplici passi verso un nuovo stadio dell’umanità.

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